Federico Pellegrino

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Sono un atleta molto metodico.

Se sento che una cosa mi da beneficio allora la ripeto sempre identica, mi aiuta a creare il mio personale equilibrio ed a ricreare le sensazioni che più voglio sentire.

E se poi arrivano anche i risultati allora non la cambio proprio più.

In effetti visto da fuori si potrebbe anche dire che sono scaramantico.

Giusta o sbagliata che possa essere questa impressione, mi sento come la maggiorparte dei nostri connazionali a riguardo.

Io non ci credo, però non si sa mai e quindi nel dubbio ripeto tutti quei gesti che mi hanno aiutato a vincere.

Non sia mai che fossi in torto.

Il più classico dei: non ci credo ma lo faccio.

 


Federico Pellegrino

Credit: Nordic Focus

Routine mattutina.

Bip Bip. Bip Bip.

Scorri il dito a destra e spegni, lo scorri a sinistra e rinvii.

Altri 5 minuti.

Bip Bip. Bip Bip.

Sinistra. Altri 5 minuti.

Bip Bip. Bip Bip.

Sinistra. Altri 5 minuti.

Il mio rapporto con il sonno meriterebbe un’analisi super approfondita e lo studio di un’università.

A me dormire piace da matti.

E lo faccio sempre, ogni volta che posso.

Quando uno ha un hobby è giusto dedicarcisi appieno no?

Con energia.

Anche se forse energia in questo caso non è il termine più appropriato.

Ovviamente essere uno sportivo professionista ti spinge ad analizzare ogni lato della tua quotidianità, ben oltre gli aspetti fisici e tecnici della tua disciplina.

In sostanza tutto, dal cibo allo stretching, è monitorato attentamente e programmato per offrirti la miglior risposta possibile.

Il sonno non fa eccezione.

C’è da dire però che io sono sempre stato un super talento naturale.

Fin da bambino battevo record su record e finivo sempre con l’impressionare gli adulti che mi circondavano.

A dormire intendo eh!


Federico Pellegrino

Credit: Nordic Focus

Mi ricordano ogni volta che quando andavo all’asilo ero facilmente in grado di trasformare la pennichella post-pranzo che si faceva con la classe al completo in un mini-letargo personale di 4 o 5 ore.

Mi svegliavo giusto in tempo per tornare a casa.

A dispetto di quello che potrebbe sembrare da questo sono stato un bambino vivace all’ennesima potenza, ma è come se avessi avuto fin dalla nascita un interruttore interno.

Quando è acceso divento una dinamo, sempre in movimento.

Attivo e instancabile, d’altra parte mi sono scelto uno sport di grande fatica come lo sci di fondo, e lo faccio sempre col sorriso stampato.

Ma quando schiaccio l’interruttore chiudo tutte le trasmissioni con l’universo e cado in una dolcissima catalessi.

Dormire è bellissimo.


Quando andavo a qualche cena con i miei genitori, magari a casa di amici, non era raro che dopo l’antipasto sparissi e che venissi ritrovato ore dopo, addormentato e sognante su qualche brandina in giro per casa.

Mi sento un po’ come Sid, il bradipo dell’Era Glaciale, che riesce ad addormentarsi ovunque, anche sui sassi, con estrema facilità e in pose strane.

Io riesco a farlo anche sul pulmino che ci porta alle gare, la mattina, a poche ore dallo start.

Mi basta avere il mio cuscino personale e la mia compagna schiena contro schiena e posso dormire dappertutto, quasi a comando.

Queste due cose sarebbero sufficienti, ma per non sbagliare nel mio beauty ci sono sempre un vasto assortimento di mascherine e tappi per le orecchie.

Federico Pellegrino

Credit: Nordic Focus


Il sonno è un’arte, occorre avere strumenti perfetti per praticarla.

Cuscino personale dicevo.

Rigorosamente personale, più intimo di un paio di mutande, viene imbarcato sull’aereo in ogni mio viaggio prima anche degli sci.

E per fortuna che la mia ragazza condivide questa passione con me al 100 per cento, altrimenti non so come avrei potuto fare.

Quando ci capita quella mezza giornata libera: sguardo d’intesa, divano king size e forse un bel film, così giusto per prender sonno.

Quando lei non può essere al mio fianco porto con me il suo fidato rappresentante legale: un peluche che, quando mi osserva dal comodino, mi fa addormentare come un ghiro.

Federico Pellegrino

Credit: Nordic Focus


Negli ultimi anni sono stato costretto un po’ a ridurre le ore di sonno a causa dell’età, dei numerosi viaggi e anche dell’adrenalina post gara.

Qualunque atleta potrà raccontarvi di come sia difficile prendere sonno dopo una competizione e le gare sprint in questo sono proprio bastarde perché sono super emozionanti, velocissime.

Il cuore non smette di pompare per ore.

Niente mi innervosce di più che ritrovarmi a fissare il soffitto in piena notte.

Dormendo così tanto e con così tanto piacere anche i sogni hanno obbligatoriamente un peso importante nella mia quotidianità.

Sono un gran sognatore.

Ieri ho letto un dato che mi ha colpito: il 12 per cento delle persone sogna in bianco e nero!

Ma la cosa più incredibile è che prima della diffusione della tv a colori questa percentuale era notevolmente più alta.

Io comunque nel dubbio sogno sempre in technicolor.

Durante l’autunno e l’inverno scorsi ad esempio ho sognato decine di volte la gara dei Mondiali che avrei corso a Lathi.

Era l’appuntamento clou della stagione e io, ogni notte o quasi, ne vivevo in anticipo un pezzettino.

Non sognavo di vincerla la gara, ma ne vedevo dei dettagli sparsi qua e là.

La notte prima della gara invece, per la prima e unica volta, ho sognato di vincerla.

Si è trattato di un sogno così pieno di particolari, così realistico che quasi lo potevo toccare ed io ci sono cascato con tutte le scarpe.


Campione del Mondo

Campione del Mondo sì, ma fino alla sveglia.

Mi sono quasi cadute le braccia quando ho aperto gli occhi e ho realizzato che non era reale.

-Ma come?!- mi dicevo. Sembrava tutto così vero.

Sono sceso a fare colazione in solitudine perché ero stato il primo ad alzarmi.

Osservavo la mia tazza di porridge piena di semini colorati e miele (un’altra di quelle abitudini che si ripetono sempre uguali) con il mento appoggiato sulle mani.

Ero proprio triste.

Avrebbe portato sfiga? (Tanto non ci credo).

O magari era un sogno premonitore? (Già a questo credevo più volentieri).

Mi sono spostato in palestra per fare il mio solito risveglio muscolare pre-gara ancora un po’ con le pive nel sacco ma sono comunque riuscito a fare un bel pisolino subito dopo, appena tornato in camera.

Un mio compagno di Nazionale ha provato a bussare alla porta ma non l’ho sentito, quando poi gli ho detto che stavo dormendo lui quasi si strappava i capelli dallo stupore.

-Come fai?? Io neanche dormo la notte per la tensione e tu ti addormenti a 3 ore dalla gara che vale il Mondiale?? Che poi magari va a finire che la vinci pure? Come fai??-

Come faccio non lo so ma quella gara in effetti l’ho vinta e a quanto pare la mia è una formula che funziona alla grande.

Federico Pellegrino

Credit: Nordic Focus


A quanto dice la mia compagna nel sonno sono anche un gran chiacchierone.

L’anno prima in un paio di nottate l’ho fatta sganasciare dalle risate involontariamente.

Avevo avuto un inizio di stagione fantastico nella Coppa del Mondo di sprint inanellando tra l’altro anche 4 vittorie consecutive e mi trovavo con la coppa praticamente in tasca con molte settimane d’anticipo.

Però mai dire mai nello sport e nella vita per cui cercavo di non mollare di mezzo centimetro.

Sarà stato perché con così tanti punti di vantaggio in classifica sentivo che avevo solo da perdere, sarà stato il logorio dell’attesa, non lo so.

Fatto sta che ho iniziato a sognare che il norvegese Peter Northug, secondo in classifica, riusciva a rubarmi il trofeo in volata, proprio sotto il naso.

Un incubo ricorrente durante il quale pare che mi lanciassi in qualche imprecazione contro il mio avversario, o qualche parola di sconforto, oltre a dei potenti calci in aria.

Greta rideva sotto i baffi e la mattina a colazione con i suoi occhietti furbi mi guardava e diceva:

-Ah comunque stai tranquillo che la vinci tu la Coppa del Mondo!-

E aveva ragione, come nella maggiorparte dei casi.

Non so quanto il sonno possa incidere direttamente sulle mie gare ma di certo lo fa sul mio stato d’animo e sulla mia vitalità.

Mi alleno per 5 ore al giorno e questo me ne lascia 19 per il resto delle attività, non le dormo certo tutte, come farebbe un koala, ma confesso che sarebbe una prospettiva seducente.

A fine carriera dovrò cercarmi un lavoro che mi offra altrettante ore di relax.

Magari manderò il curriculum ad Eminflex, non sia mai che cerchino dei tester.

Adesso, se permettete, vi saluto.

Cosa vado a fare credo lo abbiate intuito già.

Federico Pellegrino / Contributor

Federico Pellegrino