Mattia Furlani

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Il talento e i piedi non li puoi comprare.

Li puoi allenare, quello si.

Ma o ce li hai o non ce li hai. Punto.

Io sono nato sulla pista di atletica, ci sono cresciuto, ci sono diventato grande.

Ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette.

Non sono soltanto un atleta, o un appassionato.

Io l’atletica la respiro, è parte del mio essere, della mia identità.

So di avere l’occhio del talento e per il talento, e fin da quando ero piccolo, quando guardavo i video dei miei allenamenti e delle mie gare, percepivo ci fosse qualcosa. Lo sentivo.

É qualcosa con cui nasci, che ti vive dentro, e che non puoi fare a meno di seguire. Non è arroganza, la mia, e neppure supponenza, perché io so di poter sbagliare, e lavoro affinché avvenga il minor numero di volte.

So di non essere perfetto e di avere ancora molto da imparare.

Ma dentro sento qualcosa, qualcosa di speciale, come una voce profonda e cupa che parla a me, e a me soltanto.

Mattia Furlani

Posso certamente dire che, fino ad oggi, la mia carriera sia stata molto breve ma se metto insieme tutte le ore che ho passato su una pista di atletica diventano una montagna. E al loro interno trovo di tutto: esaltazione e tristezza, successo e sconfitta.

Gioia e dolore.

Eppure mai, anche nei momenti più bui, quella voce è sparita.

Non è sparita quando le cose andavano benissimo.
Non è sparita quando andavano male.

E quando è capitato che mi sembrasse lontana, come un sussurro, non ho mai dubitato che ci fosse, che fosse lì per me.

Quello è il mio talento, e con lui, io ci parlo.

Mattia Furlani

Il mio primo amore è stato, e forse ancora è, il salto in alto.

E per affrontare una disciplina del genere, quella voce ti serve, perché ti guida nel tentativo quotidiano di fare ciò che non andrebbe fatto.

Ciò che è contro natura.

Ciò che è illogico.

Capita, nei giorni in cui non mi alleno, o in cui non alleno il salto, che cammini nei pressi dell’area di stacco, e che osservi l’asta posizionata in alto, magari a due metri e dieci di altezza, o addirittura più in su.

E vedo soltanto un muro.

Una massa di materia, che all’improvviso mi fa rendere conto di quanto sia difficile, di quanto sia illogico, di quanto sia complicato fare quello che facciamo.

Se non sei “dentro” la competizione, se non hai fatto uscire l’animale da gara, se non senti quella voce che ti ricorda ossessivamente di ogni singolo allenamento e di ogni singolo dolore della tua vita, tu a quell’asta non ti avvicini neppure.

Puoi soltanto passarci sotto.

Mattia Furlani

Tutti abbiamo paura dell’asta.

E tutti proviamo a non farlo trasparire.

É un istinto, un meccanismo delicatissimo che è composto dall'incoscienza della sfida e dall’equilibrio del ritmo.

Il ritmo della rincorsa, il ritmo dello stacco, il ritmo con cui vivi l’intera esperienza.

Vuoi sentirti libero, in trance agonistica, arrabbiato, cattivo. Arrogante.

E allo stesso tempo sai di dover essere misurato, paziente con te stesso, calmo. Umile.

Ritmica e consapevolezza, follia e dura realtà.

Estasi e calcolo: la mia atletica è così, ed è bellissima.

Mattia Furlani

Ora che ho messo l’alto da parte, sento la sua mancanza, ma sono sicuro che si tratti soltanto di un arrivederci.

Il salto in lungo mi piace, ma non è il salto in alto.

É una scelta dovuta, necessaria. Forse doverosa, perché io devo ancora capire il mio vero valore. C’è l’alto, c’è il lungo, ma potrebbero anche esserci il triplo, oppure la velocità, viste le mie qualità di base.

E questo è il momento di capire in che cosa io possa ottenere i risultati migliori.

Mi piacerebbe vincere tutto quello che c’è da vincere nel lungo e poi tornare all’alto, e fare altrettanto. O almeno questo è quello che dice la voce che vive dentro di me.

Quello che è certo, è che se ne sentissi la mancanza nessuno potrebbe mai impedirmi di tornare da lui, anche solo per un allenamento.

Nessuno me lo potrebbe mai negare.

Perché l’atletica è lì per me, anzi è lì per tutti, e vale molto di più di quello che dicono i meeting, le competizioni internazionali e persino le Olimpiadi.

Il talento e i piedi non si potranno mai comprare, ma tutto il resto invece sì, e si paga non soltanto con la fatica e con il sudore, si paga con il desiderio di vedere cosa c’è in fondo al pozzo.

Di vedere di cosa sono fatto.

Di scoprire di chi è quella voce.

Mattia Furlani / Contributor

Mattia Furlani