Arianna Castiglioni

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Quando da bambina mi chiedevano di disegnare Babbo Natale io chiudevo gli occhi e immaginavo un uomo, grande, grosso, con la barba lunga, il cappello rosso, vestito con i bermuda e alla guida di un pedalò.

Con mamma, papà e mio fratello maggiore, Riccardo, abbiamo trascorso molte volte le vacanze di Natale a Sharm, e per una bambina di 6 o 7 anni questo equivale a vedere il mondo capovolto, con i regali scartati in spiaggia e un milione di nuove amicizie possibili intorno, invece del classico pranzo con i parenti.

Arianna Castiglioni

Un mondo sotto sopra. E chi mi conosce oggi, vedendo quella bambina che faceva amicizia con tutto il villaggio, senza nemmeno conoscere la lingua parlata da chi gli si parava di fronte, può pensare solo che fosse davvero un mondo al contrario. Che quella non sia davvero io. La Arianna bambina sembra così diversa dall’Arianna che sono oggi. Tanto ero estroversa allora quanto oggi sono riservata, tanto ero casinista quanto sono invece pacata.

Le vacanze a Sharm servivano almeno un po’ ad accontentare il lato della fagmiglia che amava il mare, ovvero me e mia mamma. Perchè immancabilmente tutte le estati vinceva il team montagna, composto da mio papà e mio fratello.

Arianna Castiglioni

La casa in montagna è li da sempre, per quello che ne posso sapere io.

Ci passavamo ogni giornata libera da scuola o impegni di lavoro, quando eravamo piccoli io e mio fratello raggiungevamo i nonni in montagna appena finita la scuola e trascorrevamo li mesi interi.

Quando i nostri genitori salivano per passare le vacanze con noi ci trovavano già padroni di tutto il quartiere. Io, Riccardo e i figli dei vicini, con i quali formavamo una gang di canaglie combinaguai. E in genere quella nei guai ero proprio io, al pronto soccorso più vicino al paese ormai ero un’abitué.

Arianna Castiglioni

Una volta un gomito sbucciato sfrecciando con i pattini, un’atra il ginocchio dritto sullo spigolo del gradino durante una partita a calcio, e poi la clavicola scendendo con il bob, e ogni pezzetto che si era salvato miracolosamente l’anno prima questa volta veniva incerottato.

Amavo passare le mie giornate all’aria aperta e quando il cielo si rannuvolava minacciando di piovere io già iniziavo a intristirmi e lamentarmi.

Non ricordo di aver mai avuto paura, da piccola, forse solo al mare, quando mi aggrappavo alle spalle di papà per nuotare al largo. Ma ogni gioco, ogni sfida, ogni volta che potevo dimostrare di essere all’altezza lo facevo con una spavalderia disarmante.

Questo avveniva prima. E se c’è un prima si suppone che esista anche un poi, anche se non sono davvero in grado di piazzarlo nella linea temporale dei miei 24 anni.

Arianna Castiglioni

Il nuoto è arrivato subito nella mia vita. Nuotava papà da giovane e nuotava anche mio fratello. Era una specie di skills necessaria. “Devi imparare a nuotare per poter andare al mare sereni con tutta la famiglia”. Che poi diventasse la mia passione, la mia vita, e il mio lavoro, non si poteva immaginare, ma in acqua me la sono cavata bene fin dall’inizio.

Prima, sempre prima, ero una bambina che si lanciava a capofitto in avventure inespolarate, che fossero amicizie in riva al mare o partite di calcio contro ragazzini grossi il doppio di me.

Poi, che è un po’ oggi e un po’ ieri, ero un’atleta matura che nonostante il lavoro minuzioso svolto ogni giorno in vasca non riusciva a raccogliere quanto seminato. Un infortunio, un evento che mi distraeva proprio un attimo prima della partenza, qualcosa che andava storto e alla fine un persistente gusto amaro in bocca.

Nel 2016 un brutto infortunio all’aduttore aveva compromesso l’andamento di tutta la stagione, pur avendo raggiunto la qualifica agli europei di Londra soffrivo molto e trascorrevo il mio tempo divisa tra sessioni di fisioterapia e i libri di scuola per preparare gli esami di maturità.

Arianna Castiglioni

Sono arrivata al blocco di partenza del Trofeo Settecolli nel giugno di quell’anno senza la minima aspettativa. Con una gamba malandata e la mente ricolma solo di formule matematiche e date di storia.

Mi sono qualificata così, per i miei primi Giochi Olimpici.

Con una gara leggera, senza pressioni, senza paura, raccogliendo un frutto ancor più succoso del seme che avevo potuto piantare in un terreno poco fertile.

Dopo la prima esperienza olimpica, che si è coronata in una splendida finale della 4x100 mista, la vita ha ricominciato a scorrere con la sua cadenza regolare. Allenamenti, gare, risultati, in Italia a volte vincevo e altre arrivavo seconda, era una specie di danza, un passo a due ritmato ed emozionante.

Nel 2019 le cose sono cambiate. Da due atlete, a combattere per il titolo nella mia specialità ci siamo trovate in 3, a combatter quindi non più per il gradino più alto ma per un posto nella squadra nazionale, bottino che una volta era quasi sempre al sicuro.

Arianna Castiglioni

Io amo il confronto, amo la sfida e credo che alzare il livello di una singola gara aiuti tutto il movimento del nostro sport. Il problema non è mai stato questo, non è mai partito da dentro, il problema lo hanno creato fuori, e poi è arrivato dentro, nella mia testa.

I giornali, gli addetti ai lavori, chi di nuoto ci capiva qualcosa e anche chi di nuoto non ha mai capito nulla. Tutti avevano un’opinione, qualcosa da dire, o qualcosa da chiedere.

I Campionati Italiani del Dicembre 2020 sono stati un incubo. Uno di quelli in cui sei consapevole di star sognando e vorresti solo svegliarti, non importa se quel mostro travestito da Babbo Natale in bermuda che ti rincorre ti riuscirà a prendere, oppure no. Sentivo addosso la tensione, le aspettative, la paura di non essere (oppure proprio quella di essere) all’altezza del compito richiesto.

Arianna Castiglioni

Al mio risveglo, un posto per le Olimpiadi di Tokyo era stato assegnato, ma uno rimaneva ancora disponibile. Restavano i Campionati Primaverili, un ultimo duello, un’ultima chance.

 

Canche ho sentito sfumare tra le dita quando a due settimane dal via ho contratto il Covid.

Avrei potuto anche non gareggiare, quasi tutti si aspettavano che non lo facessi.

E invece sono scesa in acqua, con poche ore di allenamento sulle spalle, è vero ma altrettanto poche, pochissime aspettative.

 

Con la mente libera ho nuotato più veloce che mai.

No, non abbastanza da guadagnare il secondo pass per i Giochi, ma andandoci davvero vicino. Così vicino da ritrovare il piacere di gareggiare, di godermi ogni istante tra lo start e la piastra.

Così tanto da arrivare ancora una volta al Trofeo Settecolli prima di un’Olimpiade proprio come nel 2016, e pur sapendo che non c’era più nulla in gioco, di siglare il nuovo record italiano, e facendo vacillare ogni regolamento che sia mai stato scritto, aggiungendo un posto a tavola di una cena già apparecchiata, e partendo per la mia seconda Olimpiade, per un’altra staffetta a 5 cerchi.

Arianna Castiglioni

Non lo so se in questa storia, che ha ancora tante pagine bianche, esista una morale, o quanto meno una regola da imparare o da cui trarre ispirazione.

Dopotutto io non credo alla sfortuna. Credo alle reazioni che siamo in grado di avere quando capita qualcosa proprio quando non avremmo voluto.

Credo al duro lavoro, alla maniacalità con cui costruisco il mio gesto tecnico ogni giorno, credo che molto spesso i demoni ci sembrano reali solo dopo che vengono raccontati dagli altri, che di quei demoni si nutrono.

Credo che una mente leggera possa nuotare più veloce.

Arianna Castiglioni / Contributor

Arianna Castiglioni